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Pacchetto europeo “Circular Economy”, verso l’ufficialità dei nuovi target

Manca ancora l’approvazione definitiva del Consiglio e del Parlamento europei, ma il cosiddetto pacchetto europeo sull’economia circolare (contenente le proposte di modifica alle quattro direttive sui rifiuti, sui rifiuti da imballaggio, sulle discariche, e sui RAEE) è ormai prossimo all’ufficializzazione.

Lo scorso 18 dicembre, infatti, è terminata la fase di negoziazione (cd “trilogo”) tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei, durante la quale si è giunti all’accordo sulle modifiche alle Direttive.

Le principali novità del pacchetto sono state oggetto di approfondimento del Convegno intitolato “Circular Economy, le direttive europee appena approvate” promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (di cui ASSORIMAP è recentemente diventata Socio Fondatore) e tenutosi a Roma lo scorso 2 febbraio l’Auditorium del Ministero dell’Ambiente.

L’evento ha visto l’importante presenza dell’Onorevole Simona Bonafè, relatrice per la Commissione europea delle proposte di emendamento alle Direttive comunitarie sui rifiuti, la quale ha sintetizzato e commentato approfonditamente i principi che hanno ispirato il nuovo Pacchetto e le novità più importanti che esso contiene in materia di rifiuti.

Con questo Pacchetto l’Europa abbandonerà la società del riciclo – in cui il rifiuto rappresenta un problema – ed entrerà nella società circolare – in cui il rifiuto diventa una risorsa” è stato il commento di sintesi della Bonafè.

Il pacchetto di misure - ha spiegato sempre l’Onorevole - è scaturito dalla necessità per gli Stati membri di un framework normativo che indicasse una traiettoria chiara, precisa e a lungo termine verso l’obiettivo dell’economia circolare. Il principio cardine della revisione normativa è stato quello della gerarchia dei rifiuti, di cui alcuni paesi membri ancora oggi si dimenticano (o fingono di dimenticarsi). La prevenzione, il riuso l’EPR-Responsabilità Estesa del Produttore, infatti, sono alla base di un’economia che riesce a chiudere il proprio cerchio. Si segnala, a tal riguardo, che la nuova Direttiva prevederà dal 2025 l’obbligo di schemi EPR per tutti i tipi di imballaggi.

Tra le principali novità del Pacchetto, troviamo i seguenti obiettivi di riciclaggio e preparazione per il riutilizzo per i rifiuti urbani: 55% al 2025, 60% al 2030, 65% al 2035.

Un aggiornamento anche per il metodo di calcolo del riciclato: le attuali 4 metodologie di calcolo del vengono unificate in un unico metodo, basato sulla quantità di rifiuti urbani che entrano nell’impianto di riciclaggio, o – laddove non sia possibile – sulla quantità di rifiuti che escono dall’impianto di selezione.

Per i rifiuti di imballaggio, invece, target di riciclo fissato complessivamente (per tutti i rifiuti di imballaggi) al 65% entro il 2025 ed al 70% entro il 2030. Obiettivi specifici per ciascun materiale di imballaggio: per la plastica 50% al 2025 e 55% al 2030, per il legno 25% al 2025 e 30% al 2030, per l’alluminio 50% al 2025 e 60% al 2030, per il vetro 70% al 2025 e 75% al 2030, per i materiali ferrosi 70% al 2025 e 80% al 2030, per carta e cartone 75% al 2025 e 85% al 2030.

Novità – si diceva – anche in materia di EPR-Responsabilità Estesa del Produttore: i produttori, infatti, dovranno coprire una lista chiusa di costi (che non dovranno però eccedere i costi necessari per fornire servizi di gestione dei rifiuti in maniera efficiente). Varie “fees” saranno individuate in base alla riparabilità, durabilità, riciclabilità e presenza di sostanze pericolose nei prodotti. Per tutti i tipi di imballaggi, come anticipato sopra, è previsto l’obbligo di schemi EPR dal 2025 (i produttori dovranno coprire almeno l’80% dei costi.

Per quanto riguarda lo smaltimento in discarica, punto-chiave per la revisione della normativa sui rifiuti ed oggetto di molteplici ripensamenti in merito alla percentuale massima consentita, si è giunti all’accordo che prevede che entro il 2035 si potrà conferire in discarica al massimo il 10% dei rifiuti (la Commissione aveva proposto inizialmente il 5%). Prevista però una deroga di 5 anni per i paesi che nel 2013 hanno smaltito in discarica più del 60% dei rifiuti (nel 2035 dovranno scendere sotto il 25%).

In tema di sottoprodotti ed end of waste, con l’obiettivo di sburocratizzare le procedure di riconoscimento, si affida maggiore iniziativa in capo agli Stati membri e, laddove non siano stati stabiliti criteri comunitari, questi possono verificare il rispetti dei requisiti “caso per caso”.

Infine, si segnala il raggiungimento di un importante in materia di rifiuti: introdotta per la prima volta, nell’ambito della prevenzione, la definizione di “spreco alimentare”, finora assente nella normativa comunitaria. Viene dunque stabilita un’apposita metodologia di calcolo per i rifiuti alimentari, con target di riciclo fissati al 30% entro 2025 e al 50% entro il 2030.

Queste le sostanziali modifiche alle Direttive sui rifiuti. Cosa manca ancora secondo il giudizio dell’On. Bonafè?

“Il riciclo, che le Direttive in emanazione andranno a normare, rappresenta l’ultimo anello dell’economia circolare. A livello comunitario manca ancora una direttiva dedicata all’ecodesign, alla progettazione ecosostenibile dei prodotti”.

Cosa occorrerà per poter garantire il corretto recepimento del nuovo Pacchetto?

“La sfida del recepimento sarà ovviamente in capo agli stati membri. Occorreranno da una parte grandi investimenti (in primis per le infrastrutture), incentivi e fiscalità agevolata per le imprese da una parte, e dall’altra disincentivi, come ad esempio una seria tassazione per il conferimento in discarica”.